Rosanna Mutinelli

Rosanna Mutinelli

Location: Italy

Diploma Liceo Artistico Statale conseguito a Verona (Italy).
Laurea in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, Italy.
Cattedra Docente di Discipline Pittoriche Progettuali e Laboratorio di Pittura, Liceo Artistico di Verona, Italy.
Lives & works in provincia di Verona, Italy
Nel corso del tempo ha tenuto corsi di fotografia artistica, corsi di fumetto e illustrazione, Mandala, mitologia illustrata, pittura scenografica. Nel 2012 riceve un riconoscimento di alta attività didattica e artistica da parte dell’Associazione Russa d'Arte "Russkij Dom" in Italia per l’organizzazione artistica di un’esposizione a Mosca.
Negli anni ha coltivato il suo interesse nei vari campi dell’espressività: dal disegno all’illustrazione, dal fumetto al romanzo, dalla pittura alla scultura.
Dal 2005 ad oggi ha pubblicato racconti e romanzi con diverse case editrici. Nel 2014 e nel 2015 vince il primo premio nazionale per la Narrativa in due concorsi con il suo romanzo dal titolo “TRE”.
Come pittrice dal 1982 ad oggi ha esposto le sue opere in italia e all'estero; come illustratrice ha realizzato le immagini di copertina di diversi romanzi, ha illustrato alcuni libri e graphic novel.


Portfolio:

Lo sguardo dell'anima

La tavolozza è essenziale, concentrata, così come sono essenziali gli stati dell’animo umano: ridotta all’unicità della materia, quando questa entra in contatto con lo spirito e per questo lo astrae, lo imprigiona. A volte per ridargli nuova vita, altre per scoprirne o nasconderne una.

Così la pittura accesa e toccata di Rosanna Mutinelli, s’inoltra con la densità e l’intensità che gli deriva dal proprio fare arte nei reconditi accessi di ciò che più intimo e inenarrabile perché quando il mistero dell’io è profondo ed inviolabile, soltanto la pittura può vederlo.

Le opere ci narrano allora di uno sguardo nascosto, celato, raccolto, a volte diretto ed enigmatico, altre aperto e doloroso. Uno sguardo monocromatico e simbolista che si concentra nella trama fitta del silenzio, come in una tela di Redon. Un silenzio urlato, che grida la propria impotenza e, nella sua stessa fragilità, tutta la sua forza. L’anima allora vorrebbe librarsi alta, come nel volo di un gabbiano, ma si ritrova imprigionata in un freddo abbraccio, solitario ed inespresso o gelido e violento, e ripiegandosi su stessa, si affaccia sullo svelamento di quell’aletheia, propria della pittura ma anche della filosofia, nella ricerca stessa della verità. La spatola allora colpisce la superficie, l’accarezza, la ferisce, lavora rapida e lenta, inquieta ed esitante, e il colore si stende e si avviluppa in un abbraccio che a volte sovrasta altre libera. Si scoprono allora infinite sfaccettature e la pura e dolorosa bellezza dell’essere donna, dell’essere anima e la percezione di afferrare l’inafferrabile e di giungere, sempre, fino ai confini del proprio essere, sulla fragile soglia di uno sguardo… altrove.

Materia Divina “Materia Divina”

2019,Tecniche miste su tela, con telaio. cm 130x120.
Il tema della divinità al femminile ricorre nelle mie ricerche pittoriche e nel mio sentire viscerale.
Il potere dell’inconscio dell’universo femminile si esprime con il simbolo, il rituale, l’arte e la profezia. La saggezza femminile e materna ha rappresentato la partecipazione, intrinseca all’esistenza e ai suoi cicli, e non le conoscenze astratte e “imposte”.
Nello sviluppo patriarcale, monoteistico, maschile, tendente all’astrazione, la dea, come figura femminile della saggezza, è stata detronizzata e repressa. I suoi simboli sono stati fagocitati dalla cultura monoteista dove hanno subito una drastica trasformazione nei rituali “maschili”, oppure sono stati posti ai margini della cultura dominante, o addirittura trasformati negli opposti negativi. Prima che un “Dio maschile” imponesse l’eterna sottomissione della donna all’uomo, ci fu un’epoca in cui l’umanità viveva in pace ed abbondanza. Un’epoca in cui il potere amministrativo e religioso era in mano alle donne. Una civiltà in cui non vi era sottomissione dell’uomo ma reciproca collaborazione. Società di tipo mutuale, non fondata sul “comandare”, ma sul ”elargire”. Una civiltà che apprezzava l’arte come frutto di una mente caratterizzata da una coscienza intuitiva, mistica, incline alla creazione. Da questa prospettiva, la mia ricerca di un’antica spiritualità perduta può essere considerata sotto una luce di nuova contemporaneità. L’immagine di quel corpo, senza una identità individuale ma carico di simbolismo, suggerisce come ritornare a riconoscere l’unità con la natura e le sue leggi per una vita armonica nel suo grembo. Così la materia creatrice è Materia Divina, che pulsando genera vita, con l’impasto di forma, colore e terra, al centro della rinascita del nostro mondo, in un percorso volto a salvarci da questa corsa verso la disumanità e l’autodistruzione.

Fronde “Fronde”

2017, Tecniche miste su tela, con telaio. Cm 90x65.

L’opera evidenzia il ruolo primordiale che la natura possiede per l’uomo. Sulla tela ritroviamo una perfetta armonia di toni che vanno ad addolcire ed attenuare i contorni del modellato rappresentato. L’accordo principale di due colori, il marrone e il bianco, si snoda nei possenti tronchi legnosi che occupano tutto lo spazio della tela, come a volerla cancellare per evincere i rami in tutta la loro vigorosa completezza visiva. Attraverso la rappresentazione di questo organismo naturale, si vogliono evidenziare le origini della materia, in quanto l’albero rappresenta il principio creatore del mondo. I rami e le radici della terra, effigi di una forza che percorre la nostra vita cosmica, tengono in stretta relazione tutti gli esseri viventi, all’interno di un legame organico vitale e universale, reso possibile dalla Natura.

Sguardo inverso “Sguardo inverso”

2019, Tecniche miste su tela. Cm 90x65.

Il velo come sigillo di purezza, pudore, umiltà?
Oppure per nascondere, separare, schiacciare, rendere invisibile?
Il volto affiora nel silenzio, emerge da una lacerazione morbida della tela per trovare un respiro sottile. La sua segregazione prolungata però gli impedisce di collegarsi con ciò che è fuori, con quanto si muove intorno. Il suo sguardo è chiuso dietro la trama di un intreccio delicato, dall’esile texture. Il suo sguardo si proietta dentro, introspètto, solitario, muto spettatore di sé. Il viso costituisce un varco nella crosta dell’essere e l’indugio, come premessa allo svelamento, crea tenerezza perché quel volto è abitato.
La malinconia che trapela è solo il bisogno di rivolgere l’attenzione verso l’interno, dove il silenzio diventa soggetto contemporaneo, protagonista invisibile, che coinvolge e seduce.
Il silenzio assoluto, quello no, non esiste. Il silenzio parla ogni volta, un universo taciuto, atmosfera silenziosa e sospesa che si manifesta come bagaglio emotivo nei luoghi dell’anima e del suo “viaggio” terreno.
L’opera è in bianco. Un non-colore, ma anche l’insieme di tutti i colori possibili, di tutte le onde cromatiche che compongono la luce.
“Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto”, definì Kandinskij .
Il bianco come assenza di suono. Come luogo della purezza, luogo del niente o luogo dell’invisibile
Il bianco, dunque, può raccontare questa storia di silenzio, di nascondimento, di sottrazione progressiva fino alla soglia del nulla.
Ed è proprio con un esercizio di astrazione che la mia ricerca è cominciata, delimitando un luogo mentale, astratto. E la differenza, leggera ma decisiva, tra le due tonalità di bianco tra il volto e la tela che, increspandosi, lo contiene, sancisce l’esistenza di quel luogo protetto. Quasi invisibile. Quasi. L’effetto è di un letto sfatto, di uno velo steso ma corrugato, le cui pieghe svelano il movimento irrequieto di un sonno disturbato. E l’invisibile assume spessore e materia.
Il quadro, allo sguardo distratto appare come vuoto, come il foglio candido che blocca lo scrittore, come se io avessi predisposto che un pubblico potesse cercare nel bianco la traccia di qualcosa, perché al fascino, quasi mistico del bianco su bianco, non si resiste.
Le mie fonti di ispirazione possono essere ricondotte agli esperimenti in rilievo di Ben Nicholson degli anni Trenta. I pannelli di Robert Rauschenberg, a Piero Manzoni che ha increspato tessuti, nei tagli che Lucio Fontana operò sulle sue tele.
Van der Rohe amava dire “Dio è nei dettagli“.
Il mio lavoro è un insieme essenziale, dove la ricerca di una bellezza introspettiva risiede nell’indagine di un intreccio, nell’incastro di un taglio, nella raffinatezza della grana di un materiale e nella ricchezza del nulla rappresentato dal bianco.
Perché dietro quel non colore non c’è il niente, c’è solo qualcosa che è invisibile.
Che attrae e inquieta.

Frammantazioni “Frammantazioni”

2020, Tecniche miste su tela. Cm 90x65.

L’opera si compone sulla tela con l’utilizzo di scarti tessili intrecciati e sovrapposti, su cui la vernice dorata si frammenta in una miriade di piccole isole, sopra e insieme ad altre vernici dalle tinte pacate, pastello.
La volontà è quella di realizzare un’opera istintivamente scomposta, dove è possibile perdersi nei dettagli e seguire diversi percorsi: quello ad esempio della lettura del particolare e quella dell’insieme, o di alcune sue parti, in una continua frammentazione del senso.
Il fluire dell’inconscio non è mai lineare e così anche la mano che mi guida, più che con la razionalità, intendo esprimermi con intuizione, cercando di condurre chi osserva nel luogo confuso che ci circonda, dove giusto o sbagliato non sono concetti separati e dove trovano una rappresentazione completa i tessuti relazionali della società. Cerco, attraverso il mio lavoro, una rinnovata idea di spazio e di tempo, come situazione e come processo, dove la materia della pittura si scompone sulla tela, attraverso i colori e le colature di diversa forma e forza.
L’idea di frammento è intesa come parte della realtà contemporanea.
I tessuti che formano la superficie su cui il colore si immerge, riemerge, penetra e galleggia, si intrecciano in una trama di sovrapposizioni e strati. Gli scarti tessili acquistano vita nuova, una promessa positiva che sorregge il caos. Il mio proposito è quello di costruire una lente d’ingrandimento sulla realtà contemporanea facendo in modo che l’opera diventi strumento di contemplazione e di meditazione sulla vita di tutti i giorni, restituendo però il disagio dovuto alla perdita d’identità, la frammentazione e la mutazione della materia facendo sì che i pensieri, da esse scaturite, si dirigano con sguardo attento su ciò che ci circonda.

Intrecci cromatici “Intrecci cromatici”

2020, Tecniche miste su tela. Cm 90x65.

L'opera è su tela, composta da intrecci di tessuto recuperato da scarti tessili. L'inserimento del colore regala la traccia di in percorso cromatico che indica le vie di penetrazione nelle fibre, legandosi indissolubilmente ad esse.
Il mio interesse è incentrato sullo studio di Intrecci: relazionali, affettivi, professionali. Un dialogo fra arte e riuso creativo, progettualità e ricerca applicata all'oggetto quotidiano. E' la trasformazione della trama che si crea con l’evoluzione dell’ordito, fibre ottenute da tessuti formati da altre fibre che intessendosi formano nuove superfici.
Per me il colore riveste un ruolo determinante nella definizione dell’estetica pittorica. Dalle tinte sobrie di stoffe vellutate alla fluidità pastello delle vernici, intrecciate esse stesse alla colatura dorata. Un percorso evolutivo che definisce nello spazio artistico con diversi scarti tessili e che, contemporaneamente, tratteggia un particolare ruolo del colore nel definire il repertorio estetico. All'interno di questa evoluzione si può percepire il mio processo creativo di artista “tessitrice” che considera il colore come valore aggiunto che, penetrando nella materia fibrosa, crea un tutt'uno con il tessuto. La qualità cromatica dell’oggetto si attesta non solo nelle gamme che prevedono principalmente l’uso dei sabbia, dei celesti e delle tinte pastello, ma soprattutto sull'inserimento dei pigmenti dorati. Nonostante i limiti imposti dalle logiche di recupero è possibile leggere in alcune parti dell’opera soluzioni cromatiche capaci di creare connessioni, rimandi, assonanze con i colori e la grafia di un paesaggio, quasi ad affermare la necessità di esprimere l’appartenenza a un luogo, a una comunità e a una memoria estetica.

Trame “Trame”

2020, Bronzo giallo su legno di ulivo. Diametro cm 40.